L’ANNO EBRAICO
Il Signore disse: “Vi siano delle luci nel firmamento del cielo per distinguere il giorno dalla notte e siano come segni per le stagioni, per i giorni, per gli anni” – Gen. I, 14
I Mesi del Calendario Ebraico
Il calendario si può definire come un sistema di misurazione del tempo legato all’organizzazione cosmica (l’alternanza del giorno e della notte, delle stagioni): è quindi una sorta di oggetto scientifico desunto da osservazioni astronomiche. Nello stesso tempo è anche intimamente legato a credenze e miti ed è quindi anche un oggetto religioso.
La conquista del tempo per mezzo della sua misura è uno degli aspetti più lampanti dell’estendersi del dominio umano sull’universo ed il calendario è stato uno degli emblemi del potere più importanti. Solo i capi più carismatici potevano modificarlo a loro piacimento. Nelle cosmogonie più antiche i creatori dell’universo sono spesso anche i creatori dei calendari.
Naturalmente, il primo aiuto che viene in mente nel voler dividere il tempo è dato dall’alternanza del giorno e della notte. Ma questa unità di tempo, cioè il giorno, è troppo piccola per consentirne il controllo della durata e volendo trovare unità più grandi i due punti di riferimento più vicini sono il sole e la luna.
Si dice di D_o: “Hai fatto la luna per segnare le stagioni” (Salmi 104, 19). Infatti, guardando il cielo, il ciclo più facile da osservare è quello della luna, il cui ruolo è stato assai importante nelle società antiche.
La lunazione
La lunazione, ossia il tempo che separa due ritorni della luna in congiunzione con il sole, è di ventinove giorni e mezzo e più precisamente la durata del mese lunare va da 29 giorni e sei ore a 29 giorni e 20 ore. Questa irregolarità ma soprattutto la minor lunghezza rispetto al mese solare (che a lungo andare si rendeva responsabile di un ritardo tale de spostare i mesi rispetto alle stagioni) ha creato numerosi problemi di calcolo e altrettanto numerosi interventi di rettificazione.
Per le popolazioni ebraiche il grande problema era rappresentato dalla determinazione della data di PESACH: la Pasqua deve infatti cominciare il primo giorno di luna piena dal momento dell’equinozio di Primavera.
Inoltre, nel terzo giorno di Pasqua bisognava portare al Tempio le primizie delle messi dell’orzo. I primi tre giorni di Pasqua dovevano cadere il 14, 15 e 16 di Nissan, il mese dei fiori, che nella Bibbia è considerato il primo mese dell’anno religioso, in quanto in questo periodo dell’anno il popolo ebraico si affrancò dalla schiavitù egiziana. Se sembrava che l’orzo non fosse maturo per il 16 di Nissan il grande Sacerdote decretava il raddoppiamento del mese di Adar e la Pasqua veniva celebrata trenta giorni dopo.
Successivamente, gli Ebrei venuti in contatto con la civiltà greca adottarono il così detto Ciclo Metonico, mettendolo definitivamente a punto nel IV secolo.
Nella grecia antica gli errori di calcolo della durata delle lunazioni portarono ad una grande confusione fino alla scoperta, leggendariamente attribuita a Metone, del fatto che diciannove anni contengono esattamente duecentotrentacinque lunazioni, cioè che ogni diciannove anni ricomincia lo stesso ciclo di lunazioni. Grazie a questa innovazione nel mondo ebraico si capì che intercalando un tredicesimo mese al terzo, sesto, ottavo, undicesimo, quattordicesimo e diciannovesimo anno del ciclo di diciannove anni era possibile mantenere costanti le date delle ricorrenze rispetto all’alternarsi delle stagioni. In conseguenza di tutte questi interventi si arrivò alla costituzione dell’attuale calendario lunare ebraico composto da dodici mesi di trenta o ventinove giorni a cui ogni tre o quattro anni è aggiunto un tredicesimo mese, detto Adar Sheni (secondo Adar).
I giorni della settimana, nel calendario ebraico, non hanno nomi particolari ma vengono indicati con i numerali, dove il sabato viene considerato contemporaneamente il primo e l’ultimo giorno (giorno 0 o 7° ).
Gli anni ebraici partono dalla “creazione del mondo” secondo l’era ebraica.
Il calendario ebraico conta gli anni a partire dalla presunta data della creazione, che in base alle indicazioni della Bibbia è stata calcolata dalla tradizione rabbinica al 3760 dell’era volgare. Precisamente l’anno 1 inizia il 6 ottobre 3761 dell’era volgare.; la creazione viene posta al 25 Elul o 25 Adar di tale anno (22 settembre o 29 marzo 3760 dell’era volgare). Perciò ad esempio nell’anno gregoriano 2010 inizia l’anno ebraico 5771 (Il primo giorno del 5771 è il 9 settembre 2010).
Bisogna tener conto anche che non esiste l’anno zero.
I mesi
Tishrì | sett-ott | il “mese dei giganti”, perché comprende le maggiori solennità ebraiche (Rosh Ha-Shanà, i dieci giorni penitenziali Yamim Noraim, che culminano nel digiuno di Kippur) ed altre feste, quali Sukkot, Sheminì Atzereth e Simchat Torà. |
Cheshvàn | ott-nov | per consolarlo, essendo privo di feste, viene chiamato Mar Cheshvàn, il "signor" Cheshvàn. |
Kislèv | nov-dic | comprende la festa di Chanukkà (dal 25 al 2 o 3 Tevèt). |
Tevèth | dic-gen | si ricorda con un digiuno l’assedio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi e le vittime dell’Olocausto della II Guerra Mondiale. |
Shevàt | gen-feb | si festeggia Rosh Hashanà Lailanòt (15). |
Adàr | feb-mar | si festeggia Purìm (14), preceduto dal digiuno di Ester (13); digiuno di Ester (15). |
Nissàn | mar-apr |
digiuno dei primogeniti (14), il 15 inizia Pésach. |
Iyàr | apr-mag |
si festeggia Yom Haatzmaùth (5) e Lag Ba’òmer (18). |
Sivàn | mag-giu |
festa di Shavu’òth (6) |
Tamùz | giu-lug | si ricorda con un digiuno (17) l’assalto dei Babilonesi a Gerusalemme (586 a E.V.) e la breccia nelle mura di Gerusalemme da parte dei Romani (70 E.V.); Mosè rompe le tavole della Legge, a causa del vitello d’oro. |
Av | lug-ago |
si ricorda (9) con un digiuno la distruzione del I° Tempio (586 a E.V.) e del II° Tempio (70 E.V.). |
Elùl | ago-set |
si iniziano a recitare le Selichòt (preghiere di perdono). |
Le festività nel calendario
Il calendario ebraico è basato, come è stato detto, sul ciclo lunare, un sistema di misurazione del tempo tra i più antichi. All’interno si collocano le festività della tradizione ebraica.
Si può dire che “il catechismo dell’ebreo” è il suo calendario!
I mo’adim
Nella vita dell’ebreo ogni momento è sacro e sacralizzato ma in alcuni giorni c’è una particolare attenzione alla presenza di D_o nella propria vita.
La prima festa fondamentale rimane ed è sempre lo SHABBATH, giorno di riposo settimanale, simbolo di libertà e di dignità umana e giorno di rinascita spirituale.
Ma anche alcuni giorni dell’anno sono speciali. Questi giorni dell’anno sono detti mo’adim. Sono gli incontri, come insegna etimologicamente la parola ebraica, sono gli appuntamenti, le congiunzioni d’Israele con D_o.
Il primo giorno del mese e il trentesimo del mese precedente, se c’è, si chiamano Rosh Chòdesh, capo mese, e sono giorni per certi aspetti i primi mo’adim e sono festivi.
Le ricorrenze ebraiche, o feste maggiori prescritte dalla Torà, si dividono in due gruppi:
Yamìm Noraìm (giorni solenni):
- Rosh Hashanà
- Kippùr (e i 10 giorni di penitenza intercorrenti – Asseret Yeme Teshuvah)
Shalòsh Regalìm (tre pellegrinaggi):
- Pésach
- Shavu’òth
- Sukkòth
Vi sono poi le feste minori, cioè stabilite dalla tradizione, che sono:
- Chanukkà
- Tu Bishvàt
- Purìm
- Yom Haatzmaùth
- Lag Ba’òmer
In concomitanza con le ricorrenze festive, assume una grande importanza la lettura della Bibbia, soprattutto di alcuni passi, e di altri testi che fanno parte della tradizione ebraica.
La variabilità delle feste
Per capire perche’ le date della feste e’ variabile in rapporto al calendario civile e perche’ le feste non vengono raddoppiate nella pratica ebraica liberale, e’ necessario capire come e’ stato concepito il calendario ebraico.
Il nostro attuale calendario e’ basato sulla Torah ma e’ stato modificato nel corso dei tempi.
Le regole essenziali sono state fissate dai rabbini. La regolazione del calendario era affidata al sinedrio di Gerusalemme che decideva sul nuovo mese in base a testimonianze.
Ma il mese era un mese lunare, cioe’ di meno di 30 giorni. Un anno di 12 mesi lunari contava dunque 354 giorni, mentre quello solare ne conta 365.
Alcune feste dovevano essere celebrate in stagioni precise, uno spostamento rischiava quindi di piazzarle fuori dal loro contesto. Pesakh, Hag Haaviv (festa di primavera) serviva di riferimento. Cosi’ quando la primavera tardava , il sinedrio decretava l’introduzione di un tredicesimo mese, garantendo cosi’ la celebrazione delle feste stagionali nel loro periodo.
Il mese lunare dura circa 29 giorni e un quarto. Per questo i rabbini decisero che un mese era di 29 giorni o di 30, due mesi (Heshvan e Kislev) potevano contare sia 29 che 30 giorni. Ma si capi’ subito che le testimonianze potevano essere sostituite da calcoli matematici piu’ rigorosi. Cosi’ nell’VIII secolo, per assicurare il recupero tra l’anno lunare e quello solare, si decise di aggiungere sette volte ogni 19 anni un mese intero al mese di adar che precede la fesdta di pesakh (il terzo, il sesto, l’ottavo, l’11mo, il 14mo, il 17mo e il 19mo anno). Questi anni di 13 mesi sono chiamati Meuberet (intercalari).
I nomi dei mesi che abbiamo nella Torah non sono piu’ quelli utilizzati oggi. Nella Torah si riferiscono alle stagioni e alla vegetazione, mentre quelli del calendario ebraico attuale sono di origine babilonese.
All’epoca biblica il calendario annuale poteva avere come riferimento sia l’uscita dall’egitto sia l’accesso al trono del re. Ma dall’epoca Talmudica gli anni sono calcolati a partire dalla creazione del mondo, prendendo in considerazione il senso letterale delle genealogie bibliche. Questa datazione e’ stata introdotta in risposta alla datazione cristiana. E’ evidente che oggi nessuno puo’ pretendere che l’universo abbia meno di 6 mila anni. Questo riferimento alla creazione del mondo diventa simbolico. Ma indica che la nostra storia particolare fa parte integrante della storia dell’umanita’ e dell’universo. Ci include quindi nell’insieme della creazione invece che affermare la nostra civilta’ come riferimento assoluto per la storia di tutta l’umanita’, come accade invece negli altri sistemi di calendario.
Dato che in origine nel nostro calendario il nuovo mese era deciso in base a testimonianze davato al sinedrio di Gerusalemme, diventava a volte difficile per gli ebrei che vivevano fuori dalla giudea saoere in quali giorni le feste dovevano essere celebrate. Tanto piu’ che la notizia del nuovo mese era comunicata attraverso dei fuochi e che i samaritani, per aumentare la confusione, accendevano fuochi simili in altri momenti. Giuda Hanassi (135-200) decise allora che la notizia sarebbe stata portata da messaggeri. Ma talora questi non arrivavano e le distanze impedivano di arrivare in tempo per la celebrazione di alcune feste. Per questo per le comunita’ situato fuori dalla giudea di allora, i rabbini istituirono il raddoppio dei giorni di festa, da eccezione di Yom Kippur. Questa precauzione non era necessaria per la giudea dove l’informazione del nuovo mese arrivava sempre in tempo. Le feste continuavavno a essere celebrate in un solo giorno, fatta eccezione di Rosh Hashanah che, celebrata il primo giorno del mese, dipendeva sempre da testimonianze aleatorie.
Nonostante la possibilità di calcolare con precisione l’inizio di ogni mese, le autorità’ rabbiniche non abolirono il raddoppio di Rosh Hashanah per le comunità’ ebraiche di Palestina (nome dato alla Giudea dai romani nel 135), ne’ il raddoppio dei giorni di festa per le comunità’ della diaspora. Ma il principio che le usanze dei padri non devono essere cambiate, che e’ alla base di questo mantenimento, non fu preso in considerazione dai rabbini liberali che tornarono ai tempi prescritti per le feste nella Torah (cfr. Levitico 23). Siccome la pratica del secondo giorno di Rosh Hashanah e’ stata reintrodotta in numerose comunità’ liberali, si può’ affermare oggi che gli ebrei liberali osservano le feste come ogni ebreo, ortodosso compreso, in Israele.