Gerusalemme
Centro del Mondo
Ecco un testo di Fulvio Canetti dedicato ai Benè Noah, amici d’Israele.
Ringraziamo, come sempre, il Prof. Fulvio Canetti per la premura e per il fervore nel sostenere sempre il noachismo con i suoi studi e la sua preghiera.
Prefazione
Il presente lavoro di Fulvio Canetti vuole legare lo ”studio” delle parashiot, che vengono pubblicate sulla pagina del Gruppo Noachide, alla ” storia ”del popolo ebraico in generale e della città di Gerusalemme in particolare.
Il rapporto che intercorre tra storia e Tradizione ebraica, trova testimonianze nella Torah, nel libro dei Profeti e nel Talmud babilonese, dove vengono riportati i tre giuramenti, fatti dal popolo ebraico, al tempo dell’esilio (Galut). Essi riguardano il divieto del ritorno degli ebrei esiliati nella Terra d’Israele con la forza, il divieto di ribellarsi alle Nazioni in cui vivono, nonchè il divieto di svegliare l’Amore (Shekinà,) ossia di accelerare la ”Fine” dell’esilio.
I tre giuramenti riportati nel Talmud, si possono oggi esaminare, alla luce della storia moderna, che conferma questo ”legame” tra Tradizione e Sionismo, da intendere come ritorno del popolo nella sua Terra. Gli ebrei difatti, hanno evitato la forza per salire in Israele, nè il loro ritorno ha accelerato la Fine dell’esilio, né vi è stata ribellione alle Nazioni del mondo (ONU).
Il rispetto dei tre giuramenti, è stato però interpretato dai Potenti, come una condizione di debolezza e di sottomissione (dhimmi) del popolo ebraico, che è stato perseguitato da costoro, fino ai nostri giorni, compreso l’orrore della Shoà. Con la nascita miracolosa dello Stato ebraico, l’avversione verso Israele da parte delle Nazioni, invece di scemare, è continuata, a tal punto da mettere in pericolo persino la sua stessa esistenza.
Come disconoscere le guerre di sterminio, condotte con ferocia dalla Nazione araba contro lo Stato ebraico dopo la Shoà? Come ignorare le minaccie quotidiane fatte da parte dell’Iran sciita e dei suoi compari siriani-libanesi per cancellare Israele dalle carte geografiche? Come non voler capire, che la creazione di uno Stato palestinese, sia un cavallo di Troia per liquidare Israele e di questa realtà, Gaza ne è la prova fumante?
Il presente lavoro vuole portare alla conoscenza dei Gentili, queste tematiche storiche , spesso tralasciate o peggio ancora mistificate, nell’intento di costruire un ”ponte” di fratellanza con il mondo ed in particolare con gli amici Benè Noah. E’ questa la strada maestra da seguire, per innalzare in Gerusalemme, le ”colonne” alla Casa del Signore (Tempio), per il bene e il progresso dell’Umanità.
Edoardo Recanati
Gerusalemme nella storia
Dopo la miracolosa liberazione di Gerusalemme avvenuta durante la guerra dei sei giorni nel 1967 e.v., anno del Signore 5727, il ” Tempio” nonostante le aspettative messianiche degli ebrei, non venne ricostruito. Moshè Dayan, ministro della Difesa ed ”eroe nazionale ” plenipotenziario per aver vinto la guerra lampo contro le armate arabe, consegnò la gestione del Monte del Tempio ai rappresentanti del Waqf arabo-palestinese. Dichiarò alla Stampa mondiale, che questo ”Vaticano ebraico” sarebbe stato un intralcio al processo di pace, per cui era necessario liberarsene. Nella sua sfrontatezza Moshè Dayan ignorò il dispiegamento dei lenzuoli bianchi, in segno di resa,con cui gli arabi accolsero i paracadutisti israeliani dell’IDF. La vittoria d’Israele, secondo la loro visione della storia, era voluta da Allah!
Dayan era un ebreo laico, nato in un kibbuz della bassa Galilea e in contrasto con gli ambienti della ortodossia messianica. Una ricostruzione del Tempio, seppure parziale, sarebbe stata, secondo la sua opinione politica, un’azione provocatoria, che avrebbe acuito le ostilità tra arabi ed ebrei. Dayan, dimenticò oppure non volle ” ringraziare” il Signore per la vittoria ed agì di conseguenza, secondo la sua ideologia politica. La possibilità di conoscere la Redenzione anche questa volta era stata fatta naufragare dai dirigenti politici, che ne portano ancora la responsabilità. Fu uno schiaffo inferto alla benedizione Divina, che aveva permesso ad Israele di liberare Gerusalemme dagli infedeli, ”svegliando l’Amore che in questa dormiva”.(Cantio 2.1)
Nella Torah è scritto: ”Essi mi faranno un Santuario ed I-o risiederò in mezzo a loro”.(Es 25.8) Questo ordine della Scrittura venne dunque disatteso e il ”messaggio” di pace e benedizioni per tutte le Nazioni, gettato nella spazzatura della Storia. La ricostruzione del Tempio in Gerusalemme, è una necessità spirituale per l’intera Umanità, essendo questo una ”Casa di preghiera per tutti i popoli della Terra”. (Isaia 57.6)
Il Signore disse:” Si riuniscano le acque che sono al di sotto del cielo in un unico luogo, sì che apparisca l’asciutto. E così fu”. ( Gn 1.9) Il nostro pianeta era un gigantesco oceano, quando le terre vennero raccolte in una sola grande isola, a contorni rotondi. Questa massa enorme di terra, sollecitata dalle forze centrifughe di rotazione del globo sul proprio asse, si divise in diverse parti dando origine alla deriva dei continenti. Difatti osservando le carte geografiche, riguardanti l’America del Sud e l’Africa, si può vedere come questi due continenti, un tempo erano attaccati. Nell’ era moderna, su fondate scoperte scientifiche, il francese Fernand Crombette, analizzò le nuove carte geografiche, nell’intento di ricostruire la primitiva isola della Creazione, che chiamò Pangea. Questi fece una scoperta inaspettata e straordinaria: il centro geometrico della grande isola, corrispondeva a Gerusalemme!
Situata sui monti della Giudea, non lontana dal mare, questa città aveva una posizione privilegiata come luogo di incontro, ma anche di scontro, tra le diverse civiltà. Nei papiri egiziani del secondo millennio, viene chiamata Urusalim da Ur altezza e salim pace. La Bibbia ebraica (Torah) chiama questa città Salem, luogo di incontro di Abramo con Melchizedek.(Gn 14.18) Sul monte Moriah, dove verrà costruito il Tempio, il Signore mette alla prova Abramo, ordinandogli di sacrificare il suo unico figlio Isacco. (Gn 22.2) Il patriarca Giacobbe, durante le sue peregrinazioni si fermò sul monte Moriah, per riposare. Pose sotto la sua testa un sasso, che sarà poi la pietra di fondazione della Casa del Signore.(Gn 28.11)
La città di Gerusalemme era abitata dalla popolazione dei Gebusei, quando gli ebrei, usciti liberi dalla schiavitù egiziana, entrarono nella terra di Canaan e combatterono contro costoro per la sua conquista. Il re Davide acquistò dal gebusita Aravnà terreni per edificare la sua capitale e nella parte Sud di questa costruì la fortezza di Sion, luogo strategico, perchè protetto da profonde vallate. Fece di questa roccaforte, la sua residenza, portandovi dalla Samarìa (Shilò) l’Arca dell’Alleanza. Suo figlio Salomone, costruì la Casa del Signore, introducendovi L’Arca con una grandiosa inaugurazione, recitando per l’occasione una preghiera. ” E’ dunque vero che il Signore risiede sulla terra? Ecco i cieli dei cieli non Ti possono contenere, quanto meno questa Casa che per Te ho costruito”. (I° Re 8.27)
Salomone, travia il suo cuore con donne straniere, si allontanò dalla legge del Signore e causò uno scisma tra le varie tribù d’Israele. Il regno della Giudea, composto dalle tribù di Giuda e Beniamino, venne attaccato da Nabucodonosor, che conquistò Gerusalemme, deportò il re Joachin e gli ebrei come schiavi in Babilonia, distruggendo la Casa del Signore. (586 a.e.v.) Gli esiliati furono costretti a ritrovare la loro identità ebraica, senza Terra, senza Nazione e senza Tempio. Sorsero in Babilonia le scuole di studio (Yeshyvoth) da cui prese inizio la compilazione del Talmud, testo guida per la comprensione della Scrittura. Nello stesso tempo gli esiliati ebrei erano sempre in attesa di ritornare a Sion, come profetizzato da Geremia:” Poserò il Mio sguardo su di loro e li ricondurrò in questa Terra” (Ger. 24.6). Ciro il Grande di Persia, il conquistatore di Babilonia, mediante l’editto di Hamadan, il Re autorizzava gli ebrei a tornare nella Giudea, per ricostruire Gerusalemme e la Casa del Signore.
Con l’inizio dei lavori, iniziarono anche le gelosie delle popolazioni circostanti, che protestarono con il re Artaserse di Persia, il quale accolse le loro lamentele e comandò la sospensione dei lavori. Re Dario, suo successore, mantenne invece la promessa fatta da Ciro, ordinando ai suoi sudditi di ” Lasciar fare il lavoro per la Casa di D-o”.(Esra 5.7) L’edificazione del secondo Tempio continuò e venne completata nell’anno 515 a.e.v. con una solenne inaugurazione durante la festività di Pesah(Aggeo 2.7)
Il popolo ebraico aveva compreso che l’esilio in Babilonia, era stata una punizione Divina per l’ inosservanza delle regole comandate dalla Torah. E nonostante questa traumatica esperienza, il popolo dalla ”cervice dura” con l’arrivo della dominazione greca, prende la strada dell’ellenizzazione, creando una scuola ”Ginnasio” in Gerusalemme. Antioco IV° detto l’Epifane, per accelerare l’assimilazione, proibì l’osservanza del Sabato e delle feste ebraiche. In più profanò il Tempio con la presenza di un altare pagano, noto come ”l’abominio della desolazione” . Infine condannò a morte le donne, che avevano fatto circoncidere i propri figli.
Con la rivolta dei Maccabei, e le successive vittorie militari sulle milizie greche, Gerusalemme venne liberata dalla dominazione ellenica nel 161 a.e.v. Ma i successi militari di Giuda Maccabeo si esauriscono presto e il nuovo padrone della Giudea fu la potenza di Roma. Nell’anno 63 a.e.v Pompeo, che durante il digiuno di Kippur conquistò Gerusalemme, entrò a curiosare nel Santo dei Santi: vi trovò solo uno spazio vuoto perché l’Arca dell’Alleanza da tempo era stata riposta in un luogo segreto. Il Senato di Roma, nell’anno 40 a.e.v., nomina re della Giudea, l’idumeo Erode, che fece di Gerusalemme una splendida città, ed ingrandì il Tempio con possenti lavori di costruzione. Era quello all’epoca di Gesù, quando costui venne presentato ai Sacerdoti, nel giorno della sua maggiorità religiosa. Alla morte di Erode, la Giudea fu dichiarata da Augusto, una Provincia dell’impero, amministrata da un Governatore romano. Chi non conosce la storia di Ponzio Pilato, che condannò l’ebreo Gesù di Nazareth alla pena capitale mediante crocefissione? Dopo la disfatta della rivolta ebraica contro Roma, Gerusalemme nell’anno 70 e.v. venne distrutta, il Tempio incendiato e gli ebrei esiliati ai quattro angoli della terra. L’imperarore Adriano, ordinò di passare con la ruspa da scasso sull’area della Casa di D-o per farvi costruire un tempio pagano dedicato a Giove. In seguito i bizantini cristiani vi costruirono una Chiesa e con la conquista musulmana di Gerusalemme nel VII° e.v. venne edificato un Santuario sulle rovine del Tempio.
Attualmente la situazione è la seguente:
1-Circa al centro della spianata sorge un Santuario il Duomo della Roccia, caratterizzata dalla sua cupola dorata.
2- Vicino a questo sorge la ”Cupola dell’ascensione”, dove secondo la leggenda islamica, Maometto è salito al cielo.
3- Di fronte alla porta della Misericordia, ora murata, è presente la ”Cupola della catena”, dove Salomone amministrava la giustizia.
4- Sul lato Nord della spianata si erge La ”Cupola di Yusuf” dedicata a Giuseppe e costruita dal Saladino nel XII° secolo e.v.
5- La ”Cupola di al-Khalili” detto anche l’ebronita, costruita nel XVII° secolo dal Sultano ottomano in onore dello studioso sufi ed ulema di Gerusalemme al-Khalili.
6- Non lontano da questa c’è la ”Cupola degli spiriti” sotto la cui grande pietra, sarebbe stata riposta l’Arca dell’Alleanza, secondo le direttive segrete di re Salomone.
7- Lungo il lato sud della spianata è stata costruita nel VII° secolo dopo la conquista musulmana di Gerusalemme, la moschea ”Al Aqsa”, che venne adibita dai Cavalieri Templari a loro sede, durante le Crociate.
8- Infine il ”Muro occidentale” detto muro del pianto, è l’unico luogo di culto ebraico, scampato alla distruzione dalle diverse dominazioni straniere che hanno imperversato su Gerusalemme.
Tutta la superfice dell’area descritta è di pertinenza della legislazione del re di Giordania, che autorizzò nel 1999 il comitato arabo, noto come Waqf, ad iniziare un lavoro di scavo illegale nell’angolo Sud-orientale del Monte del Tempio. Vennero rimosse circa 9.000 tonnellate di terra e scaricate nella valle di Kidron, nel totale silenzio dell’UNESCO per questo scempio archeologico. E’ bene ricordare a tutti, che la pace si costruisce sulla verità e non sulle menzogne della narrativa ”palestinese”, finalizzata a cancellare le prove dei legami ebraici con la città di Gerusalemme.
Architettura del Tempio
Se le Nazioni del mondo conoscessero l’importanza che il Tempio di Gerusalemme riveste per l’Umanità, sarebbero esse stesse a favorirne la ricostruzione. Comprendere la sua ragione di essere, secondo i nostri Saggi (cazal), significa capire cosa D-o Benedetto chiede all’uomo di fare per raggiungere in questo mondo la ”santità”.
La prima realizzazione del Tempio (Tabernacolo), avvenne nel deserto del Sinài per ordine di D-o dato a Moshè, dopo il peccato del vitello d’oro. Fu costruito da Bezalel della tribù di Giuda e da Aholiav della tribù di Dan. Era costituito da un Altare esterno di rame per i sacrifici, di una parte interna detta Santo, dove erano sistemati il Candelabro, la Tavola dei Pani di Presentazione e l’Altare dei Profumi(incenso). Nel Santo dei Santi, era sistemata e separata da una tenda, l’Arca dell’Alleanza.
L’altare esterno
L’Altare esterno di rame dove venivano fatte le offerte sacrificali da parte dei sacerdoti(cohanim) che salivano sull’altare mediante un piano senza gradini. Ai quattro angoli dell’altare il sacerdote aspergeva il sangue del sacrificio in segno di espiazione, mentre nel fuoco bruciava piccole parti di grasso della vittima. ”Nel sangue è la vita e in quanto vita, esso espia”.( Lv 17.11) Attraverso il sangue dell’animale si realizza il processo di espiazione, perchè la vita contenuta nel suo sangue, allontana la morte. E’ dunque l’animale a pagare per il peccato commesso.
Nel cortile esterno del Tempio era presente una vasca(kijor) necessaria ai sacerdoti al loro lavaggio, per poter entrare nel Santo, dove erano sistemati il ”Candelabro, la Tavola dei Pani e l’altare dei Profumi”. (Incenso)
La Menorah
E’ posta nel lato Sud del Santuario, per far risplendere la sua luce verso l’esterno. Il candelabro rappresenta l’aspetto spirituale della nostra vita, simbolo del tempo, mediante cui l’uomo costruisce nell’unità degli intenti il suo rapporto con il prossimo e con il Sacro. Difatti tutte le parti del candelabro formano un unico blocco, come le membra del corpo umano formano una sola unità. Secondo la tradizione orale, Moshè stesso ebbe difficoltà a concepire la costruzione unitaria della Menorah e chiese aiuto al Signore.
La tavola dei Pani di Presentazione
La tavola, che simboleggia l’aspetto materiale della vita, è situata sul lato nord del Santuario. Vi sono disposti dodici pani, che ogni Venerdì(yom shishì) prima del tramonto del sole, vengono sostituiti con altri dodici pani. I nostri Saggi (cazal )hanno insegnato che il pane è un alimento essenziale, che nasce dalla terra, ma viene lavorato dalla mano dell’uomo. Questo duplice aspetto del pane, materiale (terra) e spirituale (tempo), trova un legame nel benedire il Signore, per il dono della terra e per il nutrimento che arriva a tutte le creature dalla sua misericordia.
L’altare dei profumi
E’ al centro del Tempio interno (Santo) di fronte al Devir. Su questo il sacerdote offriva l’incenso, (ketoret)dopo il sacrificio quotidiano, che avveniva sull’altare esterno di rame, offrendo il sangue della vittima al Signore per l’espiazione dei peccati. L’incenso, costituito da undici sostanze ben amalgamate tra di loro, era il simbolo della vita (sangue) che l’animale aveva donato per i nostri peccati. Il Midrash Tanhoumà interpreta la parola ketoreth con un acrostico dalle lettere iniziali : K-kedushà (santità), T-taharah (purità),R- rahamanà (misericordia) e T-tikvà (speranza). L’incenso è associato all’odorato, il più spirituale dei nostri sensi, perchè non partecipò al peccato commesso da Eva nel Gan Eden. E’ il simbolo della comunione spirituale con D-o e per questo motivo, viene offerto dal sacerdote (Cohen) e solo nel Tempio interiore.
Arca dell’Alleanza
Era sistemata nel Santo dei Santi, separato dal Santo da una tenda, che il gran Sacerdote nel giorno di Kippur, in stato di completa purità, poteva oltrepassare ed offrire al Signore il sangue del sacrificio. Due angeli cherubini d’oro puro sormontavano in un blocco unico il coperchio dell’Arca, detto kapporeth, dove erano i due cherubini con le ali spiegate verso l’alto. Nell’interno dell’Arca dell’Alleanza, erano state messe da Moshè le due Tavole della Legge, riguardanti i comandamenti da osservare nel rapporto dell’uomo con D-o e con il suo prossimo (ben adam le haverò).
Quando i dieci comandamenti sono osservati, i nostri Saggi affermano, che le due tavole di pietra si trasformano in un cubo. E’ una figura geometrica unitaria, che simboleggia la presenza di D-o nel mondo, come scritto:” Mi costruirete un Tabernacolo ed I-o risiederò in mezzo a voi” (Es 25.8)
Didascalia della mappa
Il Monte del Tempio comprende una grande area trapezoidale che nella mappa è delimitata in rosso. In questo spazio sono presenti le seguenti costruzioni. Da Nord verso Sud si ha:
1– Cupola di Salomone, residenza di re Salomone, secondo la Tradizione, durante le feste solenni.
2– Cupola degli Spiriti, che i Musulmani rifiutano di parlarne, per ragioni sconosciute. Secondo il prof. Asher Kaufman, sotto la grande pietra circolare del pavimento della cupola, si troverebbe l’Arca dell’Alleanza ossia il ”Devir” (Santo dei Santi). Tracciando da questo punto una linea immaginaria che passi per la porta della Misericordia, si raggiunge il monte degli Ulivi, dove si incontra con la chiesetta dell’Ascensione , fatta erigere dalla regina Elena. All’epoca del secondo Tempio, il Sommo sacerdote su questo luogo, sacrificava una ”vacca rossa”, che veniva arsa per intero e le sue ceneri usate per la purificazione di cose e persone.
3– Golden Gate, Porta d’oro. E’ situata sul lato est della mappa e il suo vero nome è Shaar ha Rahamim, ossia Porta della Misericordia, che guarda il Monte degli Ulivi. Da questa porta secondo le profezie della Scrittura, entrerà il Messiah e per essere sicuri di impedirne l’accesso, i Musulmani hanno murato la Porta con pietre e cemento armato.
4– Cupola dell’Ascensione, da cui secondo l’Islam, il profeta Maometto salì al cielo.
5– Duomo della Roccia. Non è una Moschea, come molti credono. Ha una pianta ottagonale, perché le sue fondamenta erano quelle di una chiesa bizantina, su cui gli Arabi hanno costruito. Sarebbe difatti l’unica moschea in tutto il mondo a base ottaganole! In questo luogo esisteva il secondo Tempio ebraico distrutto dai Romani, nel 70 e.v.
6– Cupola della catena. Situata sul lato destro della Cupola della Roccia era il luogo dove re Salomone, secondo la Tradizione ebraica, amministrava la Giustizia.
7– Tondino Al-Ka. Significa la ”tazzina” luogo dove gli utenti musulmani usano lavarsi i piedi. C’è un errore di ortografia perché in lingua araba tazzina si dice Kas e non Ka.
8– Al Aksa Mosque. E’ situata sul lato Sud della nostra mappa. Al Aqsa significa il ”posto più lontano” di preghiera, rispetto alla Mecca, quindi deve essere identificato con Medina in Arabia, non con Gerusalemme, perchè questa città, mai viene menzionata nel Corano.
9– Wailing wall conosciuto come Muro del Pianto. E’ la costruzione esterna del secondo Tempio, fatta al tempo di Erode. Detto del pianto perché in passato gli ebrei andavano in quel luogo ad affliggersi per la distruzione del Tempio. Oggi invece c’è solo da rallegrarsi, per la possibilità di accedervi liberamente, grazie allo Stato d’Israele.
10– Stalle di Salomone. Erano usate dai Crociati, per il ristoro dei loro cavalli. Oggi il Waqaf arabo, in questi sotterranei del Tempio ha praticato scavi abusi, gettando tonnellate di detriti di alto valore archeologico, nella valle sottostante del Kidron. Nel vuoto venuto a crearsi sotto il Monte del Tempio, gli arabi palestinesi stanno costruendo una super moschea, per decine di migliaia di utenti, sempre in modo abusivo.
11– Le Porte d’ingresso al Monte del Tempio oggi sono in tutto nove di cui otto a disposizione dei musulmani e soltanto una (porta dei Maghebrini) riservata ai turisti e agli ebrei. Costoro possono, di grazia, visitare il luogo per essi sacro, ma senza recitare preghiere, pena l’arresto da parte della polizia araba-giordana, che controlla persino il movimento delle loro labbra
Gerusalemme nella tradizione.
I musulmani chiamano Gerusalemme Al-Qods ossia la santa, anche se il nome di questa città nel Corano non viene mai menzionato. Una sura del Corano recita:” Lode sia ad Allah, che ha trasportato il suo servitore (Maometto) durante la notte, dalla moschea santa della Mecca, alla moschea lontana (Al Akqsa)”. E’ una visione estatica attribuita a Maometto dopo la sua morte, verso un santuario celeste, simile a quella della tradizione cristiana. Pertanto mancando alla Mecca un volo diretto per il cielo, Maometto ha dovuto fare tappa a Gerusalemme. La dinastia degli Ommyadi, iniziò una battaglia per appropiarsi della città, in modo che il pellegrinaggio arabo (Haij) venisse dirottato in Gerusalemme. Per questo obiettivo politico, il califfo Ibn Marwan vi fece costruire il santuario della Roccia, che ancora oggi è visibile con la sua cupola dorata. Con il ritorno degli ebrei nella loro Terra, il gran Mufti di Gerusalemme, Hesseini Hamin, collaboratore di Hitler nello sterminio degli ebrei bosniaci, comprese, che questa Resurrezione del popolo, avrebbe condotto alla fine del dominio musulmano sul Monte del Tempio. Dette inizio allora, secondo il costume della Jihad, ad una implacabile violenza contro gli ebrei, che scampati al Nazismo, arrivavano nella Palestina britannica.
Nella tradizione cristiana, Gerusalemme perde i suoi connotati terreni per diventare una città celeste. Il Gesù di Nazèreth, che ha predicato sul Monte del Tempio e creduto Messiah dai suoi discepoli, Giuda compreso, viene dalla nascente religione cristiana, separato dal suo popolo, per reciderne le radici ebraiche. Gesù non è stato mai un ”cristiano”, ma fatto diventare tale dalla visione escatologica dell’apostolo Paolo di Tarso, in contrasto con il suo stesso popolo, aprendo così la strada all’antigiudaismo religioso. Alla fine del Medio Evo, con l’inizio delle Crociate, Gerusalemme venne conquistata dai Cristiani, che combatterono sanguinose battaglie contro le armate arabe del Saladino, per mantenere invano il possesso della città santa.
Nella tradizione ebraica Gerusalemme è la capitale della Nazione, sia come luogo geografico, che come storia. Il movimento nazionale ebraico(Sionismo) ha preso il nome da Sion, città di Davide, intesa come speranza millenaria del popolo per il ritorno nella propria terra. ”Sia benedetto il Signore che rallegra Sion con il ritorno dei suoi figli”. E’ questa una delle sette benedizioni che lo sposo recita sotto il baldacchino nuziale (kuppà) durante la cerimonia del matrimonio, dove la sposa e i presenti rispondono:” Amen!” Nelle tre feste ebraiche di pellegrinaggio a Gerusalemme (Pesah, Shavuot e Succot), gli ebrei dicono:”Possono i nostri occhi vedere il Tuo ritorno a Sion”, legato alla speranza messianica della Redenzione (Gheullà) del popolo ebraico e dell’intera Umanità, secondo le parole del profeta Isaia(57.6).
La tradizione ebraica , viene contestata da parte di alcuni eminenti personaggi, come il patriarca latino Michel Sabbah, nativo di Nazèreth, borgo della bassa Galilea. Gerusalemme è la città di Gesù il Cristo,- continua il prelato-, dove questi ha trovato la morte e la resurrezione. E’ la sede apostolica dei Patriarcati latino e greco-ortodosso, nonchè il centro religioso per tutti i cristiani del mondo. Monsignor Sabbah, con la sua omelia ha dato un colpo di spugna sulla Bibbia ebraica e sui Profeti, puntando il dito sulla presenza politica israeliana nella città di Gerusalemme.
”Israele- aggiunge il patriarca- ritornato con la guerra in questa terra, dopo secoli di esilio tra le Nazioni del mondo, pretende ora che Gerusalemme sia la sua Capitale eterna, dove noi cristiani siamo degli ospiti benvenuti”. Nella visione di Sabbah, Gerusalemme rappresenta la Chiesa universale per i cristiani ed è un luogo di culto per Gesù, cosa questa che egli si può permettere, grazie alla ”Protezione” dello Stato d’Israele.
Il mondo islamico chiama Gerusalemme al-Qods. Il terrorista Arafat, nato in Egitto e insignito di un premio Nobel per la Pace, chiedeva milioni di morti per liberare al-Qods. In Persia, nel giorno della festa dell’indipendenza d’Israele, viene organizzata dai musulmani sciiti, una manifestazione al grido di al-Qods, contro il disegno ebraico di ricostruire la propria Capitale. La jihad islamica ha trovato in Gerusalemme un punto di riferimentoper giustificare la sua violenza e nascondere il feroce antisionismo, di cui è portatrice. Maometto non ha mai messo piede in questa città e la cavalcata notturna, che dalla Mecca trasporta costui a Gerusalemme, è un parto della politica islamica, per fare di Gerusalemme ”Dar el Islam” (terra d’Islam). In quel periodo storico, difatti, la città era sotto il dominio della Chiesa bizantina ed una passeggiata sul monte del Tempio, a Maometto, sarebbe costata molto cara.
Le menzogne se ripetute diventano verità, come hanno insegnato i nazisti tedeschi e i loro compari. L’organizzazione dell’UNESCO, maestra in questa arte malefica, su pressioni di Barak Husseini Obama, nel novembre 2017 ha dichiarato Gerusalemme città islamica. La mozione truffaldina è passata con il voto dell’Assemblea, Italia compresa. Il mondo cristiano, ossia l’Occidente, ha votato a favore di tale proposta, costruita dalla maggioranza araba pre-costituita. L’Occidente sia laico che religioso, ha rifiutato di capire che era in atto uno scontro di civiltà tra l’Islam e l’Occidente , che oscurato nel cuore e nella mente, stava voltando le spalle a questa drammatica realtà, presente nella nostra storia.
Esilio e Redenzione
L’esilio in lingua ebraica golà e la redenzione gheullà, sono due parole la cui differenza consonantica, consiste nella presenza di una alef , simbolo dell’unità di D-o Benedetto. Nella parola esilio, manca la lettera alef , simbolo del Signore, che aspetta dal popolo ebraico teshuvà,(pentimento) in modo che Egli possa tornare ad abitare in mezzo a loro.
Sulla base di questa interpretazione, la galassia ortodossa (haredì), considera lo Stato di Israele facente parte della sfera ”profana”, ossia appartenente ancora al tempo dell’esilio, senza un vero risveglio messianico. In altre parole gli ebrei, che sono saliti di loro iniziativa nella Terra, per averne il possesso ed abitarvi, hanno portato con loro anche l’esilio. In questa prospettiva i Benpensanti delle diverse comunità ebraiche ortodosse, hanno ostacolato la salita dei Sionisti nella Terra d’Israele, causando un forte ritardo nella costruzione della Nazione ebraica. E’ stato un errore commesso dagli ambienti religiosi ortodossi, che avrebbero dovuto interrogarsi sul perché D-o Benedetto ”abbia scelto” gli ebrei laici, per la ricostruzione della propria Nazione. Questa mancanza di comprensione storica, dovuta al proprio tornaconto, ha impedito un cambiamento nella loro identità, che è restata lontana dalla Parola di D-o.
Il conseguente successo politico del Sionismo dovuto alla fondaziome dello Stato d’Israele, provocò mutamenti nella condotta di alcuni Haredim, e Rav Jieuda Kook sviluppò l’anima religiosa del Sionismo, per giungere ad un punto d’incontro tra le diverse fazioni. La maggior parte dei Haredim, allora accettò, anche se con molte riserve lo Stato laico, inteso come un” luogo” di protezione per gli ebrei, in attesa della Redenzione messianica. Nella visione del mondo haredì la Terra d’Israele e l’Aliyà (ritorno) sono categorie messianiche, la cui realizzazione è legata al tempo della Fine, quando si suonerà il corno del Messiah per annunciare il ritorno degli ebrei dispersi ai quattro angoli della Terra. Il rifiuto ad accettare una Aliyà di massa da parte dei Haredim, era basato su tre giuramenti, che Israele prestò, nell’accettare il giogo dell’esilio, dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, secondo quanto riportato nel Talmud. (Ketuboth 111a).
Essi sono: vietato salire (Aliyà) con ”forza” nella Terra, vietato ”ribellarsi” alle Nazioni del mondo, vietato ”accelerare” la Fine, ossia ”non svegliare e non destare l’Amore(Shekinà).” (Ct.2,1) I tre giuramenti, erano delle ”intimidazioni”, extrapolate dal contesto della Scrittura, per intimidire il collettivismo attivo degli ebrei, che sarebbero dovuti restare passivi. In conseguenza di questa ideologia dell’esilio, la Tradizione haredì, ha innalzato un muro tra il popolo e la sua Terra, ignara della ”svolta storica”, che stava avvenendo sotto gli occhi di tutti.
Maimonide, ”Nella lettera a Teman”, scoraggiava gli ebrei, esiliati in quella Nazione, a salire in Israele, per paura di irritare il Potere del Califfato. Nel mondo aschenazita(europeo) si alzavano proteste contro l’ Aliyà nella Terra, compiuta ”con la forza” ossia in massa, prima dei giorni del Messiah. La strada dunque era stata sbarrata davanti al popolo e chiunque si sarebbe affrettato ad andare, avrebbe decretato la sua rovina. E’ questo il peccato degli esploratori, (Nm 13.32) che rifiutarono di entrare nella Terra, a causa del loro desiderio di restare in esilio. Ma chi erano gli esploratori? Erano i Capi delle tribù, Sapienti nella Torah, inviati da Moshè ad ispezionare il territorio per conquistarlo. Al loro ritorno riferirono al popolo, che ”era una terra che divora i suoi abitanti”. (Nm 13.32) Il Signore invece aveva detto che il Paese era” buono” e pertanto era superfluo esplorarlo, dubitando della sua Parola. I Capi delle tribù, avevano un piano: tornare in Egitto (esilio) da cui erano stati liberati, per essere liberati, dal peso della libertà ricevuta. I nostri Saggi insegnano che quando una ”benedizione” viene inviata dal Signore, devi prenderla e ringraziare, altrimenti la Sua mano aperta si trasformerà in un pugno. Ed è quello che è accaduto alla generazione liberata dalla schiavitù d’Egitto, ma incapace di uscire dal suo esilio. Nessuno di loro è entrato nella Terra e tutti sono finiti sepolti nelle sabbie del deserto.
L’avversione al Sionismo da parte degli ambienti religiosi haredì era radicale. Il rebbe di Satmar, Yoel Teitelbaun, dichiarava che il Sionismo era una violazione aperta dei tre giuramenti. Il Maharal di Praga rincarava la dose, attribuendo a questi un valore metafisico, da rispettare fino all’era messianica. Fu un suicidio collettivo nei riguardi del popolo, che diceva per ritornare libero nella sua Casa, alla fine del Seder di Pesah (Pasqua ebraica):” L’anno prossimo a Gerusalemme ricostruita!”. L’ideologia della paura, frantumava l’identità ebraica, togliendo a questa la forza di affrontare il mondo e vincerlo per ritornare nella Terra.
Alcuni ebrei, come Ramban (Nahmanide) di Gerona, si opposero a questa tendenza passiva e antistorica, causata dai giuramenti, perché intendevano allontanare le mani dei Pagani dalla Terra d’Israele. Alcuni di loro, come Josef Caro, si stabilirono nella città di Zefàt, nell’alta Galilea, dove fondarono scuole (Yeshyvot) per lo studio di Torah. Rabbi Chayim Vital, un mistico del 16° secolo, limitò il potere dei giuramenti ad un periodo di mille anni, trascorsi i quali la loro osservanza sarebbe decaduta. Fu solo nel 19° secolo, con l’avvento dei Nazionalismi, che iniziò una migrazione di massa degli ebrei, verso la Terra d’Israele, ritenendo i tre giuramenti irrilevanti e senza alcun fondamento legale (halahà). Gli avvenimenti storici successivi del 20° secolo come la dichiarazione Balfour in Inghilterra nel 1917 e il Congresso di San Remo in Italia nel 1920, aprirono la strada alla creazione dello Stato ebraico, che nel 1948 trovò la sua realizzazione con il benestare della Società delle Nazioni(ONU). Il Sionismo aveva vinto sulla teologia dei giuramenti (rabinismo), perché gli ebrei erano sono saliti in ”massa” nella Terra ed avevano ricostruito la propria Nazione, con il benestare dei Gentili. La strada verso la Redenzione era aperta ed il popolo con l’aiuto di D-o Benedetto, doveva percorrere questo sentiero luminoso. Fu Rav Jeuda Kook, che abbracciò la fede sionista, dando un formidabile impulso al programma della Alyià, per creare una Nazione messianica, ”Piedistallo del trono del Signore”.
Rav Kook richiama la nostra attenzione sulla ”Resurrezione profana” rappresentata dalla nascita politica della Nazione, che deve essere intesa come un ponte verso la ”Resurrezione della santità” con la presenza di D-o (Shekinà) in mezzo al popolo ebraico. Egli era solito ripetere ai suoi allievi : ” E’ la Fine che forza noi”, per cui la chiamata Divina riguardante la fine dell’esilio, deve essere ascoltata dal popolo e fedelmente rispondere, liberandosi dalla paura dei tre giuramenti. Secondo rav Kook è la ”Teshuvà”, ossiail ritorno, ”del cuore dei padri ai figli e il cuore dei figli verso i loro padri”, (Malachì 3.24) a sostenere il popolo in questa impresa miracolosa di Resurrezione. Nella teshuvà è presente, sebbene nascosta, la volontà Divina, che unifica il mondo materiale (Politico) a quello spirituale (Messianico), per orientare le azioni degli uomini verso il ”Bene”. E’ una strada semplice ed accessibile a tutti gli ebrei nel trovare un incontro nella Parola di D-o, affinchè questa possa regnare in Israele, dando al mondo intero pace e sicurezza. ”Farò di te una grande Nazione”(Gn 12.2) promette il Signore ad Abramo ed è questo il significato storico ed escatologico della esistenza della Nazione ebraicache sarà ” Una Casa di preghiera per tutti i popoli della terra”. (Isaia 57.6)
Il progetto Divino continua, anche se i Potenti della terra (ONU), pretendono di decidere chi dovrà abitare sul Monte del Tempio. E’ il progetto messianico, che la generazione del ritorno, ha sposato e porta avanti con determinazione, supportata dall’aiuto dei figli di Noè (Benè Noah) che accettano e praticano un ”monoteismo” etico, nel rispetto dell’uomo e per la gloria dell’Eterno. Pregare insieme è un atto umano nobile e potente, umile e coraggioso, che conduce l’uomo sulle strade della fratellanza, nel rispetto della propria identità. Ecco come affrontare il nostro futuro, con una apertura al mondo, nella cosapevolezza di percorrere insieme la strada della Redenzione, dove”Israele ha bisogno di amici e il mondo ha bisogno d’Israele”
I tre Giuramenti presenti nel Talmud
Nel Talmud babilonese, masseket Ketuboth pag.111a, è descritta la versione dei ”tre giuramenti”. Ecco per esteso il testo.
”Hanno insegnato i nostri Maestri (Cazal) che è una mitsvà positiva per gli ebrei sia quella di abitare nella Terra d’Israele, anche in una città con una maggioranza di popolazione non-ebraica, mentre è vietato abitare fuori dalla Terra, persino in una città con una popolazione a maggioranza ebraica. Ogni ebreo che vive in Israele, assomiglia ad un uomo che ha confidenza con D-o, mentre un ebreo, che abita fuori dalla Terra, somiglia ad una persona lontana dal Signore, come scritto:” Vi ho dato la Terra per essere vostro D-o in questo luogo”. (Lev 25.38) Un uomo che abita fuori dalla Terra è un uomo senza D-o, perchè egli lavora con gli idoli. Allo stesso modo è scritto di re Davide:” Essi mi hanno cacciato oggi dalla Terra per privarmi della eredità del Signore e farmi servire altre Divinità. (I° Samuele 26.19) Ma perché è stato detto di re Davide che lavorava con gli idoli? Per dire che ogni ebreo fuori dalla Terra, presta culto a Divinità straniere. Da questo si apprende che gli ebrei devono risiedere nella Terra d’Israele.
Rav Zera evitava di incontrare rav Jeuda, suo maestro, perché egli voleva salire nella Terra, mentre rav Jeuda sosteneva che ogni uomo che sale in Israele annulla la mitsvà(ordine) di restare in esilio, come scritto:” Saranno portati a Babele e vi resteranno fino al giorno che mi ricorderò di loro” (Geremia 27.22)
Rav Zera spiega che il versetto di Geremia si riferisce agli oggetti del Tempio portati in Babilonia da Nevucadnezar, che torneranno in Gerusalemme, quando il Tempio verrà ricostruito, ma non alle persone. Rav Jeuda aggiunge allora che esiste anche un altro versetto, che esprime il divieto di abitare nella Terra. ”Ho fatto giurare alle figlie di Gerusalemme, di non destare l’Amore finchè esso non lo desideri”.( Cantico 2.7) Rav Zera risponde che il versetto riguarda il divieto per gli ebrei di salire ”in massa” nella Terra. Rav Jeuda puntualizza che questo giuramento, essendo ripetuto nel Cantico 3.5, deve essere inteso anche come un divieto ”individuale” alla salita nella Terra.
Secondo rav Zera questi versetti sono serviti a Rav Josef bar Haninà, che ha detto:”Questi sono i tre giuramenti: il primo riguarda Israele che non deve salire nella Terra con la forza, il secondo è del Signore, che ha fatto giurare ad Israele di non ribellarsi alle Nazioni ed il terzo è ancora del Signore che ha fatto giurare ai Gentili di non opprimere ”troppo” Israele. (Cantico 8.4)
E’ scritto ”Non svegliare e non destare l’Amore” (Cantico 2.7), da cui Rav Jeuda deduce che questa ripetizione è in rapporto con il divieto della salita anche individuale nella Terra. Rav Zera invece sostiene che queste ripetizioni servono alla spiegazione di rav Levi sui giuramenti, che essendo doppie, diventano sei(3×2). Tre di questi sono stati già menzionati sopra, mentre gli altri tre riguardano il divieto di forzare la Fine, di parlare troppo per allontanare i tempi del Messiah, e il divieto di riportare il segreto di Israele ai Gentili. Ha detto rabbi Eleazar per quanto riguarda ”i cervi e le gazzelle dei campi” che D-o Benedetto chiede ad Israele di osservare i giuramenti, altrimenti la sua protezione verrà meno ed il popolo ebraico sarà abbandonato come i cervi e le gazzelle dei campi, nelle mani di feroci cacciatori”.
Commento
In riferimento a quanto sopra riportato nel Talmud babilonese, sui tre giuramenti, alcuni Rabbini hanno puntualizzato che molti personaggi religiosi, affermano che i tre giuramenti siano una dichiarazione, senza una imposizione legale. Il personaggio medioevale che parlò dei giuramenti in termini legali, capì alla fine che era solo una strategia filosofica per vivere in Esilio (Galuth). Altri credono che questi giuramenti non furono mai intesi come permanenti, come sostenuto dal mistico Rav Chaym Vital, che limitò la loro importanza a soli mille anni.
A parte l’indebolimento dello stato legale dei giuramenti, altri affermano che il movimento sionista non abbia mai violato nessuno di questi tre giuramenti. Difatti i proto-sionisti del 19° secolo, stabilirono che un processo di immigrazione graduale, non costituisse una immigrazione in massa(forza) né una accellerazione della Fine. Con la decisione politica, fatta al Congresso di San Remo nel 1920 dalle Potenze vincitrici, appoggiata dalla precedente dichiarazione Balfour, venne concesso agli ebrei di trasferirsi in Israele. Questa idea fu rinforzata dopo l’approvazione del piano di spartizione dell’Onu del 1947 della Palestina con Mandato britannico. A riguardo rabbi Josef Soloweitchik, ironizzò con la sua famosa espressione del 1956 che l’unica cosa buona fatta dalle Nazione Unite era stata quella di riconoscere Israele. Altri affermano che le Nazioni del mondo hanno disatteso al loro impegno nel soggiogare il popolo ebraico e in conseguenza gli ebrei non sono più impegnati a rispettare un tale giuramento. Cosa questa accaduta quando la Giordana, occupò la Giudea e la Samaria, calpestando i diritti e l’identità ebraica di questi territori.
Sottolineando le diverse risposte, appare evidente, che il senso dato ai tre pronunciamenti leggendari scritti oltre 1600 anni fa, non possono essere invocati per spiegare il grande successo della autodeterminazione ebraica, dopo millenni di soggiogamento. Il Sionismo è stato un ritorno alla Terra e ”alla Storia”, che al popolo ebraico era stata negata durante il suo esilio tra le Genti, particolarmente evidente agli orrori della Shoà e alla luce delle benedizioni ricevute con la nascita dello Stato d’Israele. E’ stata una distorta interpretazione del Talmud, da parte degli ambienti religiosi Haredim, quella di citare i tre giuramenti, come base, per diffondere l’attuale antisionismo, voltando le spalle alla Terra d’Israele, cuore del popolo ebraico.
Fulvio Canetti